Yvan, la cosa più importante è sentirsi vivi

COSA MI FREGA è il nuovo singolo di YVAN, in uscita il 4 giugno per INRI. Il singolo è il sesto capitolo musicale del cantautore di sangue campano ma convertito alla scena indie romana, canzone dopo canzone. Yvan racconta scene di vita quotidiana, immerse nella voglia di evadere e di non pensare mai troppo.
Cosa mi frega è un inno allo sfogo e all’irrazionalità: da un bisogno concreto di “contatto”, nel suo senso più viscerale, nasce un brano in cui si contrappongono da una parte la ritmica incalzante e la voce graffiata, dall’altra un’apparente spensieratezza e la voglia di scappare. Yvan invita così l’ascoltatore a non dare troppa importanza a tutte quelle cose inutili e a quei blocchi mentali che possono rallentare e frenare, facendo perdere occasioni e impedendo di vivere veramente al massimo.

Un titolo che è già un mantra, un ritornello che sarà un must per tutti gli amanti della scena.

CMZ: Ciao Yvan, venerdì esce il tuo nuovo singolo “Cosa mi frega”. Ce lo racconti?
Yvan:
Ciao! Direi che il titolo è già abbastanza esaustivo. (sorriso)
Scherzi a parte, ho concepito questo brano durante il secondo lockdown. Il covid aveva portato via gran parte della mia vita: il lavoro, la vita sociale, le prospettive. Proprio questa mancanza di prospettive mi aveva causato un vuoto interno che non riuscivo più a colmare nemmeno con la musica: per un brave periodo ho perfino smesso sia di ascoltarla che di scriverla.
Poi un bel giorno mi sono detto “Ma che sto facendo? Cos’è tutta questa apatia, questa rassegnazione? Veramente posso viverla così? Cioè.. si! va bene il raziocinio, va bene la mancanza di prospettive, di contatto umano, di tutto, ma infondo faccio il lavoro più bello del mondo la cosa mi rende felice e allora… “Cosa mi frega”!! Azzero tutti i miei problemi e vado avanti più spendito che mai!”

CMZ: Di cosa non dovrebbero fregarsi le persone? E cosa invece è davvero importante nella vita?
Yvan:
È proprio questo il fulcro della canzone. Mi sono reso conto in questi mesi di stallo che in passato avevo dato troppo peso a futili problemi a inutili blocchi mentali: mi sono reso conto di avere sprecato troppo tempo e troppe occasioni; purtroppo ce ne si accorge solo quando il tempo ci viene rubato. Ed è proprio di questi blocchi che la gente dovrebbe fregarsene! Dovremmo vivere al massimo ogni momento della nostra vita! Dovremmo fare quello che ci rende felici, soddisfatti, appagati; dovremmo fare tutto quello che ci fa sentire vivi: Dobbiamo sentirci vivi! Credo sia questa la cosa più importante!
E dobbiamo anche essere vigili e quindi dare importanza al lato sociale e direi anche politico che ci routa attorno;: sulla cover del brano (realizzata da Elvira Seco Garcia/Pimienta Negra Tattoo) è raffigurato un uomo con la faccia da martello; questa immagine mi riporta ai martelli di Another Brick in The Wall dei Pink Floyd e al tema stesso della canzone e dell’intero disco; credo che il disinteresse e la “distrazione di massa” creato dai “social” abbia portato le persone ad alieniarsi con l’illusione dell’emancipazione. Da questo punto di vista i social sono diventai i nuovi “teacher”!
Vedo una società del tutto costruita sull’immagine, in cui è si da più importanza all’estetica che al contenuto; prendiamo per buono tutto quello che ci viene dato a condizione che ci sia mostrato o “venduto” bene! Questa cosa mi preoccupa un po’ (sorriso)

CMZ: Quali sono le influenze musicali che ti hanno ispirato nella stesura del nuovo singolo?
Yvan:
Come ho sempre detto le mie infliuenze sono varie ma poco percepibili all’interno delle mie canzoni. Ho ascolti molto vari sia come stile che come genere musicale e do più importanza al livello più stremmente emotivo che alla scrittura o al suono.
Da questo punto di vista risponderei “NESSUNA”!
Poi ovvio che l’incoscio fa brutti e anche bei scherzi, quindi sicuramente ci sarà qualcuno o qualcosa che mi ha portato a scegliere questo tipo di suono o di parole. Molto probabilmente lo scoprirò tra qualche mese o tra qualche anno: quando l’avrò metabolizzato (sorriso)

CMZ: Sappiamo che ora sei parte della scena indie romana, ma sei nato in Campania. Senti mai nostalgia di casa?
Yvan:
Si esatto! Vivo a Roma da una decina di anni ormai! Ho nostalgia della mia infanzia. Sono felicissimo di averla trascorsa in un paesino in provincia di Avellino (Rocca San Felice per l’esattezza) dove ci si conosceva tutti, dove tutti i portoni erano aperti ed era una sola unica grande famiglia. E’ una dimensione del tutto diversa da quella che sto vivendo a Roma ma non cambierei mai quegli anni: se un giorno dovessi mettere su famiglia spero di poter crescere i miei figli in un contesto così: libero!
Ad oggi mi fa sempre piacere tornare: apparte l’ultimo lockdown che ho trascorso interamente li, negli anni precedenti ci tornavo raramente: due o tre volte l’anno; ma era bello vedere che nonostante la distanza ogni volta al mio ritorno si respirava la stessa aria di famiglia; oltre al piacere incommensurabile di rivedere e riabbracciare i propri cari e tutti i vecchi amici d’infanzia

CMZ: Cosa c’è in agenda per i prossimi mesi?
Yvan:
Live Live Live Live! Covid permettendo (sorriso)
E poi un disco in autunno ma non mi dilungo!

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