Mike Orange, dal Punk al Cantautorato

Un passato nel punk e un presente nel cantautorato. L’evoluzione di Mike Orange si compie con il nuovo singolo Segrate, che partendo da una storia di periferia vuole raccontare tematiche più ampie. Ecco cosa ci ha raccontato Mike di questo progetto e della sua musica.

CMZ: Per prima cosa raccontaci del tuo percorso musicale e artistico. Quando e come hai iniziato?
MIKE ORANGE:
Ciao a tutti quello di Soundwave e grazie per questo piccolo spazio. Il progetto Mike Orange comincia ufficialmente un paio d’anni fa, era un periodo in cui non avevo molti stimoli e avevo voglia di sperimentarmi con qualcosa di nuovo. Così mi sono fatto un home studio e ho cominciato a buttare giù delle cose che sono molto diverse da quelle che faccio di solito. Infatti è da quando ho 17 anni che suono con band la cui attitudine e genere sono diverse. Di solito ho sempre fatto punk rock. Devo dire che mi è venuto tutto abbastanza naturale, sembrava che questo mio lato più “pop”, legato alla musica italiana, dovesse venire fuori prima o poi

CMZ: Segrate è il tuo nuovo singolo. Una canzone dedicata a una città e una città come mezzo per cantare la società. Ci abbiamo preso?
MIKE ORANGE:
Direi proprio di sì . È una canzone che parla della provincia che vivo io, quella un po’ opprimente dove non cambia mai nulla e che per cambiare ha bisogno sempre di più tempo. Del senso di frustrazione di chi si sente diverso e che in provincia rischia di soffocare per una certa mentalità. Della provincia che dipende dalla città per una sorta di sudditanza psicologica, e che la città usa come serbatoio. Quella dove si fanno e rifanno grandi opere, che però pochi anni dopo si rivelano inutili. E si parla anche un po’ di noi stessi, come fare per cambiare un mondo che non ci piace ma in cui siamo tutti irrimediabilmente compromessi? Non ho una risposta, molte volte le canzoni pongono domande

CMZ: La tua vita però è molto legata alla città di Bergamo. Cosa accomuna Bergamo alla Segrate che racconti nel brano?
MIKE ORANGE:
La Bergamo che ho vissuto è molto simile a quella dell’hinterland milanese, anche perché si parla di provincia di Bergamo (più precisamente della bassa bergamasca, la zona tra Milano e Bergamo). Sono molto legato a quell’ambiente perché lì ho avuto le mie prime esperienze musicali, molti miei amici sono di quelle parti, ho fatto le scuole. Sono simili le due realtà, anzi, forse nella bassa bergamasca l’aspetto che ti descrivevo sopra è ancora più esasperato, quella è proprio provincia profonda, e se non stai nei ranghi vivi una condizione di sofferenza tale che per molti sei uno spostato. Ma è anche un posto dove se trovi le persone giuste te le porto dietro tutta la vita, dove gli affetti e i legami sono alla portata

CMZ: Dove hai trovato ispirazione per il sound del pezzo? Quali artisti, o scene, ti hanno particolarmente influenzato?
MIKE ORANGE:
Devo dire che ho cominciato questo progetto perché mi incuriosiva molto la new wave della musica italiana, il cosiddetto itpop. Non voglio parlare di artisti perché irrimediabilmente viene da fare un confronto che non esiste dato che arrivo da un background musicale molto diverso. Diciamo che questo è itpop a modo mio

CMZ: Segrate esce per la label MPC Records. Come sei arrivata a loro? A tuo avviso, quanto è importante per un artista avere una label in questo momento?
MIKE ORANGE:
Molto semplicemente, ho mandato la demo di questo pezzo ai ragazzi di MPC Records, gli è molto piaciuta e abbiamo deciso di avviare una collaborazione che li porta ad essere i distributori digitali del disco che uscirà in febbraio. Senza snaturare il progetto. Però devo dire una cosa: non serve avere per forza una label che ti sostiene, molte volte bisogna avere bene in testa chiaro dove si vuole arrivare con la propria musica e poi proporsi a qualcuno che ti sostiene. Diffidate sempre dalle label che vi chiedono soldi, se a uno piace la tua musica sono loro che devono sostenerti. Non per forza facendo grandi progetti, anche dare la disponibilità delle proprie risorse è qualcosa. Per dire, con i ragazzi di MPC Records l’accordo è stata la distribuzione digitale e la registrazione della pre nei loro studi, si sono messi a disposizione. Ho molto apprezzato. E ho potuto fare l’album che volevo, nello studio che avevo scelto (ndr, il Trai Studio di Inzago) e con il suono che volevo.

CMZ: Una volta tornato tutta alla normalità, dove ti piacerebbe suonare dal vivo? E con chi?
MIKE ORANGE:
Vorrei riprendere da dove tutto è stato lasciato per darmi un maggiore slancio. Mi piacerebbe ricominciare a suonare al Bloom di Mezzago, dove dovevamo presentare l’album e che per ragioni che tutti conosciamo non si è potuto fare. Anche perché il Bloom è un tempio della musica italiana. E poi avevo in mente un altro “sogno nel cassetto”: mi piacerebbe organizzare un tour estivo al mare, solo voce e chitarra. Era quasi tutto pronto l’estate scorsa, poi la pandemia ha azzerato tutto. Spero davvero che finisca e di poter ricominciare a macinare chilometri con questo progetto, da cui stavano arrivando parecchie soddisfazioni. Con chi non lo so, sarebbe bellissimo fare qualche apertura importante. Se ti devo fare un nome parto dai miei preferiti, i Tre Allegri Ragazzi Morti

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